Tanti sono gli artisti che hanno celebrato l’arrivo della primavera stagione con immagini sontuose di prati fioriti, ragazze a passeggio con delicati ombrellini parasole, feste pagane di dei circondati da ghirlande di fiori e amorini dispettosi. Una per tutte: la straordinaria Flora di Sandro Botticelli, biondissima, con un sorriso dolce ed un elegante abito di tulle cosparso di fiori che hanno i colori dei confetti. Entra nel mondo con passo lieve e lo inonda di fiori e petali leggeri.
Questa invece è l’immagine di
questa ragazza di quasi 2000 anni fa.
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Flora da Stabiae, prima metà I secolo d.C. - Napoli - Museo Archeologico Nazionale inv. 8834 |
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Flora da Stabiae, prima metà I secolo d.C. - Napoli - Museo Archeologico Nazionale inv. 8834 -particolare |
L’affresco,
che oggi si trova al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, fu rinvenuto nel
1759 in un cubicolo, un piccolo ambiente, della cosiddetta Villa di Arianna a
Stabia. E’ datato intorno alla prima metà del I secolo d.C. nel periodo del
‘terzo stile pompeiano’, nel quale gli effetti prospettici e le architetture
dipinte che avevano caratterizzato lo stile precedente lasciano spazio ad ampie
campiture di colore luminoso, prive di effetti illusionistici nelle quali
trovano spazio paesaggi, storie del mito o figure eleganti come questa. E’ nota
con il nome di ‘Primavera’ o ‘Flora’, ma di fatto non sappiamo di preciso chi
rappresenti, non ha attributi iconografici chiari, niente che ne consenta
un’identificazione esatta: immagine idealizzata della Primavera, Flora oppure
una Kore o ancora una delle Ore che attraversa lieve questo immenso prato,
inesorabile come il trascorrere del tempo; comunque una dea simbolo di eleganza
e femminilità. Perfetta per segnare l’inizio di questa stagione, tanto più
adesso: perché ci volge le spalle, come se si rifiutasse di guardare il mondo.
E non si può che darle ragione.
Per saperne di più: gli Affreschi al Museo Archeologio Nazionale di Napoli.
Domani, come ogni venerdì, angolo dello shopping: sneakers, Mary Jane e ballerine.
A domani allora,
Antonella.
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