giovedì 4 aprile 2024

Flora di Stabiae - Museo Archeologico Nazionale, Napoli

Tanti sono gli artisti che hanno celebrato l’arrivo della primavera stagione con immagini sontuose di prati fioriti, ragazze a passeggio con delicati ombrellini parasole, feste pagane di dei circondati da ghirlande di fiori e amorini dispettosi. Una per tutte: la straordinaria Flora di Sandro Botticelli, biondissima, con un sorriso dolce ed un elegante abito di tulle cosparso di fiori che hanno i colori dei confetti. Entra nel mondo con passo lieve e lo inonda di fiori e petali leggeri. 

Questa invece è l’immagine di questa ragazza di quasi 2000 anni fa. 

 

Flora da Stabiae, prima metà I secolo d.C. - Napoli - Museo Archeologico Nazionale inv. 8834  

Sebbene ci appaia modernissima con i capelli annodati in uno chignon improvvisato, come se li avesse appuntati di fretta, si tratta di un affresco che proviene da una villa romana di Stabia, la città che con Pompei e Ercolano fu distrutta dalla eruzione del Vesuvio del 79 d.C.. Sullo sfondo di un luminoso color verde la vediamo di spalle, con il viso appena rivolto di profilo, intenta a cogliere i fiori con un gesto elegante, da ragazza copertina. Fiori che poi sistema in una sorta di cesto di vimini intrecciato (che i greci chiamavano kalathos) che tiene appoggiato con disinvoltura sul braccio. Non c’è alcun riferimento spaziale, eppure lei non fluttua nel vuoto, vediamo che poggia solida con un piede su un’immaginaria linea di posa, mentre con l’altro, piegato, accenna un passo e procede con leggerezza all’interno di un giardino che pensiamo infinitamente grande. Indossa un chitone giallo e una spallina le scivola mollemente sul braccio, sopra il chitone una tunica leggera, quasi un velo nei toni dell’azzurro e del bianco che si scompiglia leggero seguendo il ritmo del suo passo. Ha un bracciale importante che i romani chiamavano armilla e un piccolo diadema dorato, forse guarnito di fiori, intrecciato tra i capelli. 

 

Flora da Stabiae, prima metà I secolo d.C. - Napoli - Museo Archeologico Nazionale inv. 8834 -particolare 


Straordinaria la tecnica di questo artista sconosciuto che ha realizzato con pochi colori un’immagine così elegante, quasi diafana, indimenticabile: il giallo oro del chitone, la trasparenza del velo, i delicati petali dei fiori dei quali possiamo quasi avvertire il profumo anche se sono appena accennati con tocchi di pennello, i riccioli scomposti dello chignon sono solo alcuni dei molti dettagli incantevoli di questa immagine.


L’affresco, che oggi si trova al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, fu rinvenuto nel 1759 in un cubicolo, un piccolo ambiente, della cosiddetta Villa di Arianna a Stabia. E’ datato intorno alla prima metà del I secolo d.C. nel periodo del ‘terzo stile pompeiano’, nel quale gli effetti prospettici e le architetture dipinte che avevano caratterizzato lo stile precedente lasciano spazio ad ampie campiture di colore luminoso, prive di effetti illusionistici nelle quali trovano spazio paesaggi, storie del mito o figure eleganti come questa. E’ nota con il nome di ‘Primavera’ o ‘Flora’, ma di fatto non sappiamo di preciso chi rappresenti, non ha attributi iconografici chiari, niente che ne consenta un’identificazione esatta: immagine idealizzata della Primavera, Flora oppure una Kore o ancora una delle Ore che attraversa lieve questo immenso prato, inesorabile come il trascorrere del tempo; comunque una dea simbolo di eleganza e femminilità. Perfetta per segnare l’inizio di questa stagione, tanto più adesso: perché ci volge le spalle, come se si rifiutasse di guardare il mondo. E non si può che darle ragione.

Per saperne di più: gli Affreschi al Museo Archeologio Nazionale di Napoli.


Domani, come ogni venerdì, angolo dello shopping: sneakers, Mary Jane e ballerine.

A domani allora,
Antonella.


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